





Come afferma Peter Bogdanovich, Jeff Bridges è contemporaneamente uno dei più versatili e uno dei più sottovalutati attori di tutta Hollywood: in parallelo alla sua carriera nel cinema, dipinge, compone, canta ed è un fotografo di primo livello.
Bridges, proveniente da una famiglia radicata nell’industria del cinema americano, si avvicina alla recitazione con l’ultimo gruppo di autori della New Hollywood, partecipando da subito a un’innumerevole serie di film. All’inizio degli anni ’70 comincia la sua lunga carriera sul grande schermo, accantonando temporaneamente la fotografia, hobby a cui si era dedicato durante gli anni del liceo e del college. Un remake di “King Kong” del 1976 lo costringe a girare con una macchina fotografica al collo riaccendendo la sua vecchia passione: da allora Bridges porta sempre con sé sui set la sua Widelux, una particolare macchina fotografica con una pellicola allungata molto simile a quella 70 mm dei film.
Sia come attore che come fotografo Bridges vuole liberare la scena dalla sua presenza per lasciare spazio alla narrazione. Le immagini che Bridges scatta nei backstage di film come “The Fabulous Baker Boy”, “Texasville”, “The Fisher King”, “American Heart”, e ancora “The Mirror Has Two Faces”, “True Grit” e “The Big Lebowski” raccontano i retroscena dei maggiori cult del secolo scorso. Il suo lavoro ha una qualità poetica tale da far risultare queste fotografie un percorso autobiografico, un diario quotidiano e a tratti malinconico. I suoi scatti sono stati raccolti nel 2003 all’interno del volume “Pictures: Photographs by Jeff Bridges”, il cui ricavato è stato devoluto da Bridges alla Motion Picture & Television Fund.