“Photography: 4 ICONS. Steve McCurry, Gian Paolo Barbieri, Eolo Perfido, Christian Cravo” è una mostra in cui sono messe a confronto le opere di quattro dei più grandi artisti della contemporaneità e altrettanti modi di praticare e intendere la fotografia. La mostra è composta da una collezione di Art Box disegnata da Anders Weinar e personalizzata per ogni autore. Steve McCurry è considerato una delle voci più autorevoli della fotografia contemporanea. La sua maestria nell’uso del colore, l’empatia e l’umanità delle sue foto fanno sì che le sue immagini siano indimenticabili. Diventato uno dei fotografi più famosi del mondo grazie alla sua foto della ragazza afgana dagli occhi verdi (presente in mostra), sembra racchiudere, nel suo mondo fotografico, temi universalmente condivisi.

Eolo Perfido è un fotografo ritrattista specializzato in fotografia pubblicitaria oltre che uno degli street photographer italiani più conosciuti e stimati. Nella sua serie “Clownville” (esposta in mostra) la maschera, tema caro alla storia dell’arte, è indossata ed enfatizzata dai suoi modelli, che più che portarla ne sono quasi pervasi. Gian Paolo Barbieri è il più grande fotografo di moda mai apparso nel panorama artistico italiano e gli attestati di stima da parte di personaggi della scena mondiale come Diana Vreeland, Yves Saint Laurent, o Richard Avedon fanno parte della sua storia, quanto la collaborazione con le più iconiche attrici e modelle di tutti i tempi da Audrey Hepburn a Veruschka e Jerry Hall. Teatralità, compostezza formale e immaginario diventano gli ingredienti principali dei suoi scatti, che si caratterizzano per l’eleganza e la raffinatezza, da considerarsi ormai quasi i suoi “marchi di fabbrica”.

Christian Cravo, nato da madre danese e padre brasiliano nel 1974, è cresciuto in un ambiente artistico nella città brasiliana di Salvador de Bahia. Nelle sue immagini il dato naturale, con tutta la sua forza, si fa protagonista. Il suo formalismo, unito al bianco nero, rende la realtà quasi un universo formale fatto di linee pure e di pattern. Il reportage va dal generale al particolare, mettendone in evidenza l’unicità e l’eccezionalità individuale.